Articolo Su Il Foglio

La nostra forza è nella fusione di diverse culture
Domani
“Lo spazio per i cattolici nel PD attuale non può e non deve diventare pretesto per dinamiche di potere interne al partito. È invece necessaria una riflessione sulla effettiva capacità della sinistra italiana di rappresentare nel modo più ampio possibile istanze e sensibilità a volte molto distanti fra loro.
Il PD è nato dalla fusione di varie culture e tradizioni politiche e i cattolici democratici hanno senza dubbio avuto un importante ruolo ispiratore nell’affermazione dei valori progressisti, democratici e riformisti: la centralità della persona, l’idea di libertà, l’europeismo, l’adesione all’Occidente, la lotta alle disuguaglianze, la difesa dell’ambiente. Penso, ad esempio, all’enciclica sull’ecologia integrale come nuovo paradigma di giustizia sociale – Laudato si’ – in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri e l’impegno nella società, risultano inseparabili.
Non mi pare che Elly Schlein voglia venire meno a questi principi e non fa bene al partito una narrazione caricaturale e superficiale.
È chiaro che restano differenze su alcune questioni etiche ma in un partito davvero democratico bisogna sentirsi liberi di affrontarle in base alla propria coscienza. Come è sempre stato del resto. Per costruire un partito ampio, pluralista, capace di parlare a mondi diversi, non si può rinunciare alla capacità di fare sintesi, lasciando spazio alle coscienze individuali. Tra l’altro, la discussione sui temi etici si è sempre svolta con franchezza all’interno degli organismi dirigenti del partito dove siamo sempre stati capaci di trovare sintesi rispettosa di tutte le posizioni.
Bisogna rivendicare con forza la strada percorsa insieme e ribadire che non vi è alcuna ragione plausibile perché essa venga interrotta; se non cedendo al desiderio di chi vorrebbe un Partito più debole e prigioniero di ideologie (e schemi) del passato. Guardiamo al presente e al futuro, invece, a quello delle nuove generazioni, con il nostro, quello sì, tradizionale senso di responsabilità per l’affermazione di un progetto di Paese alternativo a quello della destra. Le sfide epocali che stiamo vivendo, il cambiamento climatico, le guerre, le migrazioni, l’allargarsi delle disuguaglianze, l’estensione della cultura mafiosa, il degrado sociale, richiedono un progetto politico che sia in grado di abbracciare tutte le culture e in grado di ridare dignità a persone e comunità intere.
Con il fallimento del Terzo Polo e in un tempo politico polarizzato, sta a un PD pluralista e coraggioso tornare a creare opportunità di dibattito e di riflessione, ridare speranze di effettivo cambiamento. Non si tratta di occupare uno spazio al centro o di mantenere posizioni di potere; si tratta di ritrovare la voglia e il coraggio di mettersi in gioco, magari riconquistando la stima e la fiducia di elettori che hanno optato per altro.
C’è tanto da fare per chi ancora nutre la speranza di contribuire a fare dell’Italia un Paese davvero democratico e avanzato: proteggere i deboli, rimettere al centro le questioni sociali a partire dalla difesa del lavoro, battersi per la tutela dell’ambiente, difendere i diritti delle persone, gestire le trasformazioni tecnologiche, denunciare i mali dell’attuale sviluppo, che, se non governato farà crescere le disuguaglianze e condurrà a una crisi irreversibile del Pianeta. Sta cambiando la storia e a interpretarla sono i nuovi nazionalismi. Non perdiamo tempo a chiederci se vi sia o meno lo spazio per le persone di buona volontà! La regola di San Benedetto, patrono dell’Europa, “ora et labora” è più che mai valida oggi: le prossime elezioni europee saranno uno spartiacque decisivo, con il rischio di un regressivo spostamento a destra. Al Parlamento europeo, già in molti promettono infatti di smantellare dopo il 2024 l’Europa sociale e del Green Deal.
Le varie anime ispiratrici del progetto europeo -cattolica, socialista, liberale- sono chiamate oggi a trovare piattaforme valoriali comuni che ci permettano di restare uniti e far fronte alla forza disgregante degli egoismi nazionali. Questo la storia ci insegna.
Potremo costruire un nuovo umanesimo progressista solo nel dialogo e nel confronto tra culture diverse, sapremo rispondere ad attese e speranze dell’oggi se coltiveremo nuove sinergie, anche tra socialismo e messaggio evangelico.
Un Pd plurale, visionario e coraggioso può diventare il perno di un’internazionale progressista alternativa al fronte sovranista.
Misuriamoci allora anche con le nuove correnti di pensiero, purché si riconoscano nei valori che difendiamo, lavoriamo per una società più aperta che si riveli all’altezza di una storia in vorticoso cambiamento. Per farlo dobbiamo ritrovare il pluralismo culturale e politico che nel 2007 gettò le basi dell’incontro dei riformismi italiani. Non certo relegarlo a incidente della storia.”
Eurodeputati PD
Partito Democratico

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