Avvenire Intervista

Qui potete leggere il mio articolo su Avvenire sulle Primarie del Partito Democratico

Elly Schlein
Stefano Bonaccini
#primarie2023

“Domenica sera sapremo chi sarà il prossimo segretario o segretaria del Partito Democratico.
Una cosa è certa: il nuovo PD dovrà da subito guardare alle Europee del 2024. Non solo perché sono il primo appuntamento importante, il primo banco di prova, ma anche perché quelle elezioni 2024 saranno decisive per il futuro del continente.
Lo avevamo già detto nel 2019, con le prime elezioni con i sovranisti al potere in alcuni Stati membri, e allora cosa c’è di diverso questa volta?
Innanzitutto il fatto che un partito dichiaratamente nazionalista sia al governo in Italia, paese fondatore della comunità europea, ed esprima il primo ministro. Il fatto che i fondi del PNRR obblighino l’esecutivo italiano a non fare strappi con Bruxelles non deve farci dimenticare la visione d’insieme.
Il programma elettorale con cui Fratelli d’Italia ha vinto le ultime politiche tratteggia chiaramente la visione di un’Europa delle nazioni, diametralmente opposta alla costruzione comunitaria e a ogni tipo di risposta genuinamente sovranazionale. E del resto la premier Meloni ha sempre rivendicato di condividere l’idea di fondo che fu già quella di Farage e dei brexiteers.
Nonostante l’ortodossia in materia di conti pubblici, la narrativa attuale dello scontro con Bruxelles, del fare la voce grossa, dell’Europa ci lascia soli, delle ripicche con i francesi, dell’invasione dei migranti è la stessa del 2018.
In Europa intanto osserviamo un avvicinamento sempre più esplicito e marcato tra il partito popolare europeo (PPE) di Manfred Weber e il partito dei conservatori europei (ECR) che annovera al suo interno, oltre a Fratelli d’Italia, partiti come lo spagnolo Vox e il polacco Diritto e Giustizia.
La cosiddetta “maggioranza Ursula” si è recentemente spaccata al Parlamento europeo su tutti i provvedimenti di politica industriale per la transizione verde: dall’efficientamento energetico degli edifici alle emissioni di CO2 delle auto, al voto sulla strategia industriale.
Questa è una tendenza allarmante in vista del rinnovo del PE nel 2024 e ci dice che in futuro potrebbe diventare possibile un’alleanza strutturale tra gli europeisti popolari e i sovranisti conservatori. Questi ultimi sempre più uniti al gruppo identitario (ID) degli ultrà sovranisti. Come se De Gasperi e Orban diventassero compagni di banco!
Nella sostanza, il rischio concreto è che le politiche sociali e quelle tese a promuovere la sostenibilità – ambientale, economica, sociale, di genere – del nostro modello di sviluppo vengano smantellate.
I diritti sociali e civili indeboliti, la parità di genere e i diritti delle donne -come sta già avvenendo per esempio in Polonia – indeboliti, la discriminazione di tutte le diversità (incluse quelle etniche e di orientamento sessuale) esasperata.
Un’Europa di stati nazione accomunati da rivendicazioni identitarie e solidali solo nell’ideologia di ultradestra.

E allora il PD?
I progressisti devono guardare con seria preoccupazione a tutto questo. Perché la storia ci insegna che normalizzare i nazionalismi non è possibile.

Al “fronte sovranista” va contrapposta una internazionale progressista, capace di offrire una visione di futuro alternativa Al “Dio, patria, famiglia” declinato da Bolsonaro, Orban e Meloni deve fare da controcanto il “libertà uguaglianza e fraternità” che è alla base delle nostre democrazie.
È paradossale che si lasci l’internazionalismo all’estrema destra.
Il nuovo Partito Democratico si faccia carico e diventi protagonista di una politica europea transnazionale, promuovendo lo scambio e il coordinamento tra forze politiche progressiste. Campagna europee coraggiosa, su scala genuinamente europea, con unità di intenti e una narrativa comune in tutti i paesi UE.

Da dove partire? Dal mio circolo PD.
Durante il dibattito sulle mozioni congressuali un anziano militante ha chiesto di riflettere sulle questioni europee perché hanno un impatto decisivo e troppo sottovalutato nella vita delle persone e si intersecano profondamente nella politica nazionale.
Caro segretario, cara segretaria: ripartiamo da qui!”

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